da sx Monica Genovese, Elvira Morana e Franco Martini |
Ragusa - Il futuro della grande distribuzione organizzata? Disastroso, specie al Sud, se non si corre ai ripari con una regolamentazione del settore e una più attenta programmazione dello sviluppo territoriale. A sostenerlo è il segretario generale nazionale della Filcams-Cgil Franco Martini, intervenuto ieri nel dibattito "Grande distribuzione organizzata, quale futuro?" nell'Auditorium "San Vincenzo Ferreri", che si è tenuto nell'ambito della prima Festa del tesseramento Filcams-Cgil Sicilia, in corso a Ragusa.
A introdurre il dibattito, che ha visto anche la presenza di Mariella Maggio (segretario generale Cgil Sicilia), Giorgio Ragusa (direttore di Conad Sicilia), Sandro Artini (Amministratore delegato di Supercoop Sicilia), Piero Agen (presidente regionale della Confcommercio) e Antonio Aurnia (presidente dell'Ente bilaterale del Commercio di Ragusa), è stato il segretario generale della Filcams Sicilia Monica Genovese con un'articolata relazione.
La Gdo, ha affermato la Genovese, non è più un'isola felice. In Sicilia il comparto ha registrato una crescita notevole, la più alta tra le regioni meridionali. Alla crescita, in una fase di drammatica crisi dei consumi, è corrisposto un peggioramento delle condizioni d'impiego, con il ricorso al part-time, a forme di lavoro precarie, esternalizzazioni, dismissioni e cessioni di rami d'azienda. Completano il quadro delle criticità l'impatto ambientale, il rapporto con piccoli e medi commercianti, l'assenza di contrattazione di secondo livello, l'aumento esponenziale delle vertenze di lavoro, la liberalizzazione selvaggia delle aperture, le infiltrazioni della criminalità organizzata.
A fronte di questi gravi problemi Franco Martini ha invocato nel suo intervento un «nuovo modello organizzativo». «Il sistema che privilegia la Gdo - ha detto il segretario nazionale della Filcams - ha mostrato in questi anni tutta la sua fragilità. Si calcola che lo scorso anno abbiano chiuso le saracinesche circa 100-150 mila punti vendita di prossimità. I posti di lavoro perduti non sono stati rimpiazzati dalla Gdo. Le grandi catene di distribuzione, tutte straniere - nessuna società italiana figura tra i primi dieci gruppi europei - sono in fuga dal paese, soprattutto al Sud, mentre resiste ancora il sistema della cooperazione. Le liberalizzazioni degli orari e delle aperture, com'era prevedibile, si sono rivelate un fallimento, poiché si sono tradotte in un aumento dei costi per le aziende e in una compressione dei diritti e dei salari per i lavoratori. E la famosa riduzione del lavoro precario, che attendevamo dalla riforma Fornero, non c'è stata».
«Per uscire da questa situazione - ha continuato - la Filcams propone oggi uno sforzo congiunto di sindacato, istituzioni e imprese per un riordino normativo del settore nel rispetto delle comunità, della forza lavoro e della libera concorrenza (filiera della legalità), con una più attenta programmazione dello sviluppo territoriale (piani commerciali), investimenti programmati e accordi sindacali per la riduzione del costo del lavoro limitatamente alle fasi di start up delle imprese. Non si tratta di gabbie salariali, ma di accordi temporanei per venire incontro alle aziende del settore, posto che investire al Sud comporta elementi di maggiore complessità». «A tutto ciò, però, va affiancato un osservatorio permanente - ha concluso Martini - per la verifica e il monitoraggio dei risultati raggiunti».
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