Il libro della etnoatropologa ripercorre, tra storia e memoria, le vicende del Museo Ibleo delle Arti e Tradizioni Popolari, dalla fondazione (1978) voluta dall'Associazione "S. A. Guastella", alla chiusura per restauro dell'edificio (2005), fino alle prospettive della sua imminente riapertura.
Un itinerario conoscitivo, quello raccontato dalla Dormiente, che conduce il lettore alla scoperta di un luogo dimenticato dai più, addirittura ignoto alle nuove generazioni, nella speranza che le istituzioni pubbliche sappiano rilanciarlo e valorizzarlo, nel rispetto dei ruoli e delle competenze. L'autrice, dal canto suo, indica la strada da seguire per il rilancio del Museo nell'apertura dell'Associazione a una più ampia partecipazione, con l'immissione di nuove energie e con il relativo adeguamento dello Statuto.
Il sindaco Antonello Buscema e il presidente del Consiglio comunale Carmelo Scarso, nel loro intervento introduttivo, hanno posto l'accento proprio sulla necessità di valorizzare i beni culturali della città e di dare lustro al Museo che rappresenta un patrimonio collettivo.
Giuseppe Barone, preside della Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Catania e presidente della Fondazione Grimaldi, ha contestualizzato la nascita del Museo negli anni in cui l'industrializzazione del Paese cancellava le identità e le radici della civiltà artigiana e contadina pre-industriale, rendendo più acuta tra gli antropologi, i sociologi e alcune frange di intellettuali l'esigenza di conservare ambienti e pezzi di una memoria altrimenti destinata all'oblio. Oggi, ha concluso lo storico, la globalizzazione ripropone con più forza il tema della preservazione dell'identità locale.
Il giornalista Marco Sammito, moderatore dell'incontro, ha letto l'intervento inviato da Neria De Giovanni, presidente dell'Associazione internazionale dei critici letterari di Parigi e direttrice editoriale di Nemapress, impossibilitata a partecipare. La studiosa ha parlato di un libro a doppio registro: da un lato la memoria storica di un progetto di volontariato culturale che divenne realtà; dall'altro una guida completa al Museo, un vademecum per il turista ma anche per il concittadino che non vuole dimenticare le proprie radici etnico-culturali.
Alessandro Ferrara, dirigente generale del dipartimento Attività produttive e già Sovrintendente di Ragusa, ha fornito una testimonianza diretta dell'impegno e della passione profuse dall'autrice nel corso delle riunioni e dei sopralluoghi effettuati durante i lavori di restauro del Palazzo dei Mercedari che ospita il Museo.
Salvatore Scalia, giornalista e scrittore, responsabile delle pagine culturali del quotidiano "La Sicilia", ha preso spunto dal titolo del volume per affermare la necessità di restituire l'aura perduta (il riferimento è al saggio di Walter Benjamin, "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica") agli oggetti e agli ambienti ricostruiti all'interno del Museo.
Grazia Dormiente, nelle conclusioni, ha parlato del Museo come di un inestimabile patrimonio di memoria ereditato dal passato, che le nuove generazioni dovranno custodire e tenere "vivo", come alberi che gioveranno in un altro tempo.
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