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lunedì 14 ottobre 2013

"Storie della mia terra", il libro di Gina Capasso tra Storia e microstoria

Da sx: Sergio Giamblanco, Giovanni Criscione, 
Innocenzo Leontini, Corrado Monaca, Gina Capasso, 
Grazia Dormiente, Franco Monaca.

Ispica (RG) - I locali gremiti di pubblico della Società operaia ''Giuseppe Garibaldi'' e un ricco parterre di relatori hanno fatto da cornice, sabato pomeriggio, alla presentazione del libro "Storie della mia terra" di Gina Capasso.La serata dedicata al libro dell'ex insegnante ispicese che ha raccolto ricordi, aneddoti, momenti e figure della storia locale tra Otto e Novecento sospesi tra autobiografia, memoria storica e invenzione letteraria, ha offerto molteplici spunti di riflessione e di approfondimento culturale.
Dopo il "benvenuto" del presidente della Società operaia Natale Corallo e i saluti del presidente dell'Associazione Genius loci Sergio Giamblanco, che ha organizzato l'evento, Corrado Monaca nelle vesti di moderatore ha dato lettura degli interventi di Neria De Giovanni, presidente dell'Associazione internazionale critici letterari di Parigi, e di Franco Fronte studioso di storia locale e redattore della rivista Hyspicaefundus, assenti per impegni dell'ultima ora; nel ringraziare i relatori, ha richiamato brevemente gli aspetti inediti dei loro interventi.

Due gli approcci dei relatori nell'analisi del testo: alcuni hanno scelto un punto di vista interno all'opera (contenuti, forma, stile); altri hanno allargato il discorso al contesto storico-culturale descritto e narrato in "Storie della mia terra".
L'on. Natalino Amodeo ha tracciato un'ampia analisi del testo, soffermandosi su uomini e fatti di cui ha avuto conoscenza diretta. In particolare, l'ex parlamentare ha ricordato con una sentita testimonianza la figura Gaspare Capasso, padre dell'autrice, con il quale era solito intrattenersi in piacevoli conversazioni.
Gaspare, titolare di un'attività commerciale, sposò nel 1922 Adelina, cugina del vicesindaco socialista Francesco Monaca. La celebrazione della cerimonia, anticipata alle prime ore del giorno, fu l'ultimo atto amministrativo siglato dal socialista che poche ore dopo si dimise sotto la minaccia dei fascisti. Francesco Monaca, amico e compagno dell'on. Vincenzo Vacirca, dopo un ventennio in ombra, tornò sulla scena politica nel 1943 proprio grazie all'ex deputato, rientrato dall'esilio, che lo indicò agli alleati come persona di fiducia.
Partendo da queste notizie, Giovanni Criscione, storico e giornalista, nel suo intervento ha tracciato un profilo di Vincenzo Vacirca, esponente di rilievo nazionale del socialismo italiano, due volte deputato, propagandista "nomade" tra il Sud America e gli Stati Uniti, poi "fuoriuscito" antifascista in America durante il regime di Mussolini.
Grazia Dormiente, antropologa e scrittrice, ha analizzato la " mappa memoriale" del libro, i frammenti di vissuto e di immaginato della sua terra natia, soffermandosi in particolar modo sulle tradizioni gastronomiche: "spinnagghi", pani, dolci (come i "sospiri di monaca", alla mandorla, sfornati dalle cucine delle Suore Benedettine o le cassatelle di ricotta e pistacchi decorate con foglioline d'oro zecchino di "Donna Strina"), connotanti il forte legame fra pratiche alimentari e identità del territorio.
Franco Monaca, saggista e giornalista dell'Avanti!, ha ricostruito attraverso un ampio lavoro di ricerca e alcuni documenti inediti dell'archivio centrale dello Stato (Carte Finzi) le vicende politiche dell'ottobre 1922 a Ispica quando l'amministrazione socialista fu costretta alle dimissioni dalle violenze squadriste, mettendo in luce in particolare la connivenza del prefetto con i fascisti.

L'on. Innocenzo Leontini ha analizzato l'opera nei suoi caratteri stilistici ("il trionfo dell'indicativo") e nei contenuti, anche alla luce di inedite vicende familiari emerse durante il riordino di alcune sue carte d'archivio. L'ex parlamentare ha raccontato come il suo avo omonimo, sindaco socialista di Ispica, fu vessato e perseguitato dai fascisti, che lo costrinsero a lasciare il paese natio.
L'intervento conclusivo dell'autrice, visibilmente emozionata per l'inatteso interesse suscitato dal libro, ha suggellato un'intensa soirèe all'insegna della cultura, della memoria e della storia locale.