D. Ferro, L'arresto di Pinocchio |
Proprio la nota critica d'arte sottolinea nel saggio i punti di interesse della presente mostra che, segna un'ulteriore semplificarsi del linguaggio dell'artista rispetto alle stagioni precedenti. E che propone quadri simili a un racconto ininterrotto, una specie di diario, dove sono appuntati fatti, esperienze, accadimenti quotidiani.
«Davide Ferro – scrive la Corgnati - ha messo a punto uno stile molto ben definito, personale e riconoscibile, caratteristica che lo distingue immediatamente da gran parte degli autori contemporanei, spesso pronti ad adattare mezzi e forme alle particolarità delle diverse occasioni e dei diversi temi che affrontano. Da questo punto di vista, l'artista condivide con molti predecessori la ricerca e, perché no?, l'orgoglio di un linguaggio "forte" benché, anzi proprio perché, molto sintetico, semplice, come dicevo, comprensibile e leggibile alla prima occhiata e a chiunque. Un linguaggio che attinge non poco dall'esperienza del graffitismo ma anche dal mondo dei fumetti, espressioni, entrambe, della cultura popolare, a loro agio per la strada, nell'ambiente pubblico, da praticarsi in tempi morti o indefiniti, tempi con la "t" minuscola e magari in diretta, cioè come performance, attività che, non a caso, l'artista coltiva volentieri».
L'artista ritrae personaggi o animali mascherati, privi di testa, vuoti come fantasmi o personaggi tratti da citazioni di opere d'arte, caricature di se stessi. Le sue immagini sono un «rispecchiamento paradossale e distorto di un mondo – sono parole della Corgnati- in apparenza estraneo e fumettistico, ma che, in realtà, è proprio il nostro, le nostre città, i nostri rituali, la nostra falsa coscienza, le nostre convinzioni stereotipate e rigide, i nostri fantasmi e la nostra, parola calzante, superficialità».
Info e contatti
Centro d'arte Malagnini
Via Giuseppe Verdi 20/22 – Saronno (VA)
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