A introdurre i lavori sono stati Calogero Rizzuto, Soprintendente ai Beni culturali e ambientali, e Ignazio Mariano Pagano, ingegnere capo del Genio civile di Ragusa. Una circostanza insolita, questa, e sicuramente positiva per i professionisti del settore, come ha ricordato il presidente dell'Ordine provinciale degli Ingegneri Vincenzo Giuseppe Dimartino, perché è indice del dialogo tra le istituzioni e della volontà di affrontare assieme i problemi del territorio.
Dopo i saluti dei rappresentanti dei vari ordini professionali coinvolti, Antonio Barone, docente di Diritto amministrativo dell'Università LUM "Jean Monnet" di Bari, ha trattato le questioni giuridiche sollevate dall'impatto dei fenomeni erosivi o di accumulo dei sedimenti sui confini demaniali e privati, nonché dai danni dei marosi ai fabbricati, dalla legittimità degli stessi, dall'eventuale responsabilità civile degli enti pubblici nei confronti dei privati per mancati interventi. Il giurista ha rilevato le incertezze del diritto nell'odierna società del rischio e ha evidenziato la necessità di una gestione integrata e mai statica della costa, secondo il modello della flexicurity. Quanto alla titolarità degli interventi di salvaguardia ambientale, Barone ha spiegato come la sussidiarietà orizzontale e il pareggio del bilancio abbiano aperto le porte ai privati anche in questo campo: diverse le tipologie di interventi in sinergia pubblico-privato per opere "calde", che hanno una rilevanza imprenditoriale per gli investitori, e opere fredde dove è predominante la funzione sociale.
Rosaria Ester Musumeci, ricercatrice del Dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell'Università di Catania ha evidenziato come il problema riguardi tutte le coste italiane. Secondo recenti studi sull'arretramento delle coste, negli ultimi vent'anni solo l'Emilia Romagna è riuscita a dimezzare e quasi arrestare l'erosione costiera, grazie a interventi efficaci e ben realizzati. Nel ragusano, dove le coste sono in parte sabbiose e in parte rocciose, la situazione si presenta in evoluzione. Negli ultimi decenni, le strutture portuali di Pozzallo, Scoglitti e Marina di Ragusa hanno modificato profondamente il litorale, creando zone di erosione e di accumulo dei sedimenti. La studiosa ho offerto un'ampia panoramica delle cause, ma anche degli interventi (dai ripascimenti ai pennelli fino ai moduli per il ripopolamento ittico) che potrebbero riportare le coste in uno stato di equilibrio, seppure "dinamico" e provvisorio.
Darko Pandakovic, docente di Architettura del Paesaggio alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e consulente Unesco, nel suo intervento ha evocato la grecità del paesaggio ibleo, rilevando provocatoriamente come l'erosione potrebbe rivelarsi utile nella misura in cui inghiotta opere abusive costruite sulle scogliere o a pochi metri dal mare, cementificando e abbruttendo la costa. L'architetto paesaggista ha invocato, inoltre, la restituzione di un'immagine originaria del territorio o almeno interventi leggeri di risanamento, ricordando quanto Poseidone, il dio greco del mare, fosse volubile e irascibile.
Infine, Corrado Monaca direttore della Sperimentazione dei laboratori tecnologici e di ricerca Betontest ha ripercorso l'attività di ricerca dell'azienda, dal Fascicolo del fabbricato sul patrimonio edilizio esistente (2009) alla recente campagna d'indagine sullo stato di salute degli edifici scolastici con la tecnologia DifRob (diagnostica reticolare non distruttiva a raggi X) a Modica e a Noto, fino alle collaborazioni con enti di ricerca e università italiane.
Al termine del convegno, i presidenti degli ordini professionali, il Soprintendente, l'ingegnere capo del Genio civile di Ragusa hanno sottoscritto un documento "Per Camarina". I firmatari, preso atto della "gravissima condizione di degrado del promontorio di Cammarana" e del rischio di crollo delle antiche fortificazioni di Camarina in assenza di immediati interventi di consolidamento, peraltro già finanziati con D.D.S. 2008/13948, "esprimono l'unanime auspicio che il Comune di Ragusa possa attuare in brevissimo tempo le azioni di tutela e salvaguardia dell'importantissimo sito Archeologico".
Dopo i saluti dei rappresentanti dei vari ordini professionali coinvolti, Antonio Barone, docente di Diritto amministrativo dell'Università LUM "Jean Monnet" di Bari, ha trattato le questioni giuridiche sollevate dall'impatto dei fenomeni erosivi o di accumulo dei sedimenti sui confini demaniali e privati, nonché dai danni dei marosi ai fabbricati, dalla legittimità degli stessi, dall'eventuale responsabilità civile degli enti pubblici nei confronti dei privati per mancati interventi. Il giurista ha rilevato le incertezze del diritto nell'odierna società del rischio e ha evidenziato la necessità di una gestione integrata e mai statica della costa, secondo il modello della flexicurity. Quanto alla titolarità degli interventi di salvaguardia ambientale, Barone ha spiegato come la sussidiarietà orizzontale e il pareggio del bilancio abbiano aperto le porte ai privati anche in questo campo: diverse le tipologie di interventi in sinergia pubblico-privato per opere "calde", che hanno una rilevanza imprenditoriale per gli investitori, e opere fredde dove è predominante la funzione sociale.
Rosaria Ester Musumeci, ricercatrice del Dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell'Università di Catania ha evidenziato come il problema riguardi tutte le coste italiane. Secondo recenti studi sull'arretramento delle coste, negli ultimi vent'anni solo l'Emilia Romagna è riuscita a dimezzare e quasi arrestare l'erosione costiera, grazie a interventi efficaci e ben realizzati. Nel ragusano, dove le coste sono in parte sabbiose e in parte rocciose, la situazione si presenta in evoluzione. Negli ultimi decenni, le strutture portuali di Pozzallo, Scoglitti e Marina di Ragusa hanno modificato profondamente il litorale, creando zone di erosione e di accumulo dei sedimenti. La studiosa ho offerto un'ampia panoramica delle cause, ma anche degli interventi (dai ripascimenti ai pennelli fino ai moduli per il ripopolamento ittico) che potrebbero riportare le coste in uno stato di equilibrio, seppure "dinamico" e provvisorio.
Darko Pandakovic, docente di Architettura del Paesaggio alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e consulente Unesco, nel suo intervento ha evocato la grecità del paesaggio ibleo, rilevando provocatoriamente come l'erosione potrebbe rivelarsi utile nella misura in cui inghiotta opere abusive costruite sulle scogliere o a pochi metri dal mare, cementificando e abbruttendo la costa. L'architetto paesaggista ha invocato, inoltre, la restituzione di un'immagine originaria del territorio o almeno interventi leggeri di risanamento, ricordando quanto Poseidone, il dio greco del mare, fosse volubile e irascibile.
Infine, Corrado Monaca direttore della Sperimentazione dei laboratori tecnologici e di ricerca Betontest ha ripercorso l'attività di ricerca dell'azienda, dal Fascicolo del fabbricato sul patrimonio edilizio esistente (2009) alla recente campagna d'indagine sullo stato di salute degli edifici scolastici con la tecnologia DifRob (diagnostica reticolare non distruttiva a raggi X) a Modica e a Noto, fino alle collaborazioni con enti di ricerca e università italiane.
Al termine del convegno, i presidenti degli ordini professionali, il Soprintendente, l'ingegnere capo del Genio civile di Ragusa hanno sottoscritto un documento "Per Camarina". I firmatari, preso atto della "gravissima condizione di degrado del promontorio di Cammarana" e del rischio di crollo delle antiche fortificazioni di Camarina in assenza di immediati interventi di consolidamento, peraltro già finanziati con D.D.S. 2008/13948, "esprimono l'unanime auspicio che il Comune di Ragusa possa attuare in brevissimo tempo le azioni di tutela e salvaguardia dell'importantissimo sito Archeologico".