Ispica (RG) - La prestigiosa rivista online «Territori della Cultura», edita dal Centro Universitario per i Beni Culturali di Ravello (CUEBC), organismo che svolge attività di ricerca e formazione nel campo della tutela del patrimonio culturale, nel numero 28 dedicato al tema Terremoti, edificato esistente, protezione dei beni culturali, ospita un interessante articolo (pagine 146-159) di Corrado Monaca, direttore dei laboratori tecnologici e di ricerca Betontest, e Giovanni Berti, docente di Scienze dei materiali nell'Università di Pisa, dal titolo La vicenda del fascicolo del fabbricato.
Si tratta di un argomento di stretta attualità nel dibattito nazionale, non solo perché giace in Senato un disegno di legge che prevede l'obbligatorietà del fascicolo del fabbricato a partire dal 2018, ma anche perché purtroppo terremoti, frane, crolli e cedimenti di edifici e viadotti riportano di continuo il tema all'attenzione dei media.
L'articolo citato, dopo un breve excursus normativo e un approfondimento sugli elementi caratterizzanti della "cartella clinica" degli edifici, dà merito alla pionieristica attività di Betontest che, nel 2005-2008, su incarico del Consiglio Nazionale dei Periti Industriali, realizzò il primo fascicolo del fabbricato in occasione della ristrutturazione il Palazzo Pandolfi a Pozzallo, facendo ricorso per la prima volta in Italia a tecnologie diagnostiche innovative, come un prototipo di robot che analizzava ai raggi X gli edifici, identificando eventuali minacce e microlesioni nella struttura profonda della materia, brevettato dal professor Giovanni Berti docente di Scienze dei materiali nell'Università di Pisa. In quella circostanza furono esaminati settantatré indicatori per la definizione della qualità del fabbricato, suddivisi in undici sezioni di efficienza strutturale, impiantistica e documentale degli adempimenti pubblici e privati, con obiettivi di prevenzione e sicurezza, semplificazione e risparmio («La cultura della manutenzione è un risparmio intrinseco»). Un lavoro di analisi e ricerca, quello, che ha fatto e sta facendo scuola in Europa e che da allora è stato riproposto per altri edifici pubblici.
Per l'azienda ispicese fondata nel 1983 e per il suo direttore Corrado Monaca si tratta di un importante riconoscimento della comunità scientifica, che va ad affiancarsi all'intensa attività di sperimentazione sul campo, alle iniziative formative e convegnistiche organizzate in collaborazione con le Soprintendenza, gli uffici del Genio Civile, le università e altri enti di ricerca europei, coinvolgendo varie professionalità, sulle nuove tecniche di diagnosi e intervento nelle criticità del patrimonio edilizio e nelle fragilità del territorio, come l'erosione costiera. Betontest, nel corso degli anni, ha proposto un innovativo approccio in termini di progettualità che, partendo dalla provincia più a sud dell'Italia, ha avuto risonanza nell'Unione Europea.
Tornando alla vicenda del fascicolo descritta nell'articolo, essa offre in controluce l'opportunità di osservare gli incerti confini di competenza tra Stato e Regione in materia di gestione del territorio e le bizantine levate di scudi contro un documento, la cui esistenza appare ovvia nel comune buon senso. «Se non ci stupisce tenere per le mani un voluminoso manuale che descrive il funzionamento di un elettrodomestico – si legge nell'articolo - non è per nulla ovvio che sia necessario conoscere e conservare le piante, i prospetti, i calcoli delle fondamenta, le istallazioni degli impianti nascosti della nostra "caverna moderna"».
L'articolo citato, dopo un breve excursus normativo e un approfondimento sugli elementi caratterizzanti della "cartella clinica" degli edifici, dà merito alla pionieristica attività di Betontest che, nel 2005-2008, su incarico del Consiglio Nazionale dei Periti Industriali, realizzò il primo fascicolo del fabbricato in occasione della ristrutturazione il Palazzo Pandolfi a Pozzallo, facendo ricorso per la prima volta in Italia a tecnologie diagnostiche innovative, come un prototipo di robot che analizzava ai raggi X gli edifici, identificando eventuali minacce e microlesioni nella struttura profonda della materia, brevettato dal professor Giovanni Berti docente di Scienze dei materiali nell'Università di Pisa. In quella circostanza furono esaminati settantatré indicatori per la definizione della qualità del fabbricato, suddivisi in undici sezioni di efficienza strutturale, impiantistica e documentale degli adempimenti pubblici e privati, con obiettivi di prevenzione e sicurezza, semplificazione e risparmio («La cultura della manutenzione è un risparmio intrinseco»). Un lavoro di analisi e ricerca, quello, che ha fatto e sta facendo scuola in Europa e che da allora è stato riproposto per altri edifici pubblici.
Per l'azienda ispicese fondata nel 1983 e per il suo direttore Corrado Monaca si tratta di un importante riconoscimento della comunità scientifica, che va ad affiancarsi all'intensa attività di sperimentazione sul campo, alle iniziative formative e convegnistiche organizzate in collaborazione con le Soprintendenza, gli uffici del Genio Civile, le università e altri enti di ricerca europei, coinvolgendo varie professionalità, sulle nuove tecniche di diagnosi e intervento nelle criticità del patrimonio edilizio e nelle fragilità del territorio, come l'erosione costiera. Betontest, nel corso degli anni, ha proposto un innovativo approccio in termini di progettualità che, partendo dalla provincia più a sud dell'Italia, ha avuto risonanza nell'Unione Europea.
Tornando alla vicenda del fascicolo descritta nell'articolo, essa offre in controluce l'opportunità di osservare gli incerti confini di competenza tra Stato e Regione in materia di gestione del territorio e le bizantine levate di scudi contro un documento, la cui esistenza appare ovvia nel comune buon senso. «Se non ci stupisce tenere per le mani un voluminoso manuale che descrive il funzionamento di un elettrodomestico – si legge nell'articolo - non è per nulla ovvio che sia necessario conoscere e conservare le piante, i prospetti, i calcoli delle fondamenta, le istallazioni degli impianti nascosti della nostra "caverna moderna"».