Ragusa - Il dipinto era lì da secoli, esposto allo sguardo dei fedeli. Eppure solo l’occhio attento di uno studioso di astrologia, come Armando Profita, ha saputo cogliere un dettaglio che ha permesso di compiere una importante scoperta. Nel ritratto di Giovan Battista Hodierna (1597-1660), conservato nella sagrestia della chiesa Madre di Palma di Montechiaro (AG), quella che finora era ritenuta la pianta a maglie ortogonali della città, sarebbe invece l’oroscopo che lo studioso ragusano trasse per la fondazione della città.
L’inedita scoperta è stata comunicata ieri sera, nel corso di una affascinante conferenza, tenuta dall’avvocato palermitano Armando Profita a Palazzo Diquattro su invito del Rotary Club di Modica. Profita, appassionato di astrologia ed esoterismo e autore di diversi libri sull’argomento, dopo aver introdotto le nozioni principali della scienza astrologica, ha focalizzato l’attenzione sulla figura di Hodierna, sacerdote originario di Ragusa, scienziato, astronomo, astrologo, matematico e biologo.
Nel 1637 il nobile Carlo Tomasi, anch’egli originario di Ragusa, gli commissionò la redazione del progetto urbanistico per la fondazione di Palma di Montechiaro, sorta su un ferace terrazzo alla falde del Monte Pozzillo con "licentia populandi" ottenuta dal re di Spagna Filippo IV. Secondo quanto scoperto dall’avvocato palermitano, Hodierna non si sarebbe limitato a creare il progetto urbanistico, ma da abile astrologo qual era, avrebbe scelto la migliore configurazione astrale possibile per la posa della prima pietra, così da garantire prosperità, ricchezza e prestigio alla neonata città. Tale configurazione è raffigurata proprio nel dipinto cui si è fatto cenno. La città, in effetti, visse secoli di splendore, prima di conoscere una lenta decadenza. Profita, che ha ricostruito la posizione degli astri in quel 3 maggio 1637, ha messo in evidenza la grande perizia astrologica dello scienziato ragusano.
Hodierna, tuttavia, nell’oroscopo raffigurato nel quadro in questione, non poté tenere conto dei pianeti transaturniani, scoperti soltanto dopo la sua morte. Il relatore, ricostruendo la carta dei cieli alla luce dei pianeti all’epoca ignorati, ha osservato un quadro completamente diverso, che spiegherebbe il successivo declino della città. Un declino e un destino, di cui si coglie l’eco ne “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, discendente dai fondatori di Palma di Montechiaro: «Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra».
Il relatore, in conclusione, ha evidenziato l’importanza della scoperta, non solo per la sua rarità (solo pochissime città al mondo vantano un oroscopo per la loro fondazione) ma anche perché corregge un errore storico (non una pianta a maglie ortogonali della città, ma un oroscopo) e apre nuove e interessanti prospettive di ricerca sui rapporti tra scienza, astrologia e fede nell’età barocca.
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