Da sx Monaca e Marrocchesi |
L'incontro, preceduto dai saluti del governatore della Misericordia, Vallis Berti, è stato introdotto e moderato da Paolo Marrochesi, presidente del Centro Studi valdelsano “G. La Pira".
«Circa un anno fa – ha detto Marrocchesi - eravamo in questa sala per parlare di un'altra interessante fatica del professor Monaca. Infatti presentò un La Pira inedito, con il suo libro dal titolo “La Pira sindaco innovativo”. Oggi si va oltre e Monaca ci presenta un La Pira impegnato a risolvere i problemi della sua città di adozione, Firenze; della sua città d'origine, Pozzallo, in Sicilia; e soprattutto un La Pira fortemente impegnato nella costruzione di una politica Mediterranea, con le iniziative dei Colloqui mediterranei da lui organizzati a Palazzo Vecchio, che hanno visto sedersi allo stesso tavolo cristiani, ebrei e musulmani, rappresentanti delle tre religioni monoteistiche».
Il primo Colloquio mediterraneo si svolse a Firenze proprio dal 3 al 6 ottobre 1958. A 62 anni esatti lo ha ricordato Marisa Moltisanti, già senatrice della Repubblica e conterranea di La Pira, la quale assistette ai lavori insieme al padre, il parlamentare missino Dionisio Moltisanti, amico del sindaco santo. La senatrice ha affidato al suo intervento, riportato in buona parte nel libro di Monaca, la vivida testimonianza e il ricordo dell'incontro con La Pira, avvenuto 62 anni fa proprio in quella circostanza.
Marco Ricceri, segretario generale dell’Eurispes, già collaboratore di La Pira, nel suo intervento ha sottolineato le contraddizioni e la generale incertezza che dominano il nostro tempo. Gli effetti dello sviluppo globale comportano interscambi, sviluppi economici, ma anche grandi disuguaglianze e pandemie. L'incertezza sul modo di regolare i processi economici, politici e sociali innescati dalla rivoluzione digitale emerge chiaramente dai dibattiti e dai documenti internazionali dei decisori politici. Si pensi, ad esempio, al dibattito intorno alla personalità giuridica dei robot. Per Ricceri, dunque, la situazione attuale richiede nuove fondamenta etiche e percorsi politici chiari. Se dovessimo calare la lezione di La Pira nel mondo attuale, ha concluso il segretario generale dell’Eurispes, bisognerebbe ripartire dai principi, nome che non a caso La Pira diede a una rivista pubblicata negli anni bui del fascismo.
Corrado Monaca, nel suo intervento conclusivo, ha illustrato la genesi del volume e richiamato l’attenzione sull’obiettivo primario del libro, consistente nel calare il metodo lapiriano nella società attuale. L'autore ha tracciato un parallelismo tra gli anni del dopoguerra, in cui La Pira fu sindaco e amministratore, e i tempi presenti, gli uni e gli altri densi di incertezze e di contraddizioni. Secondo l'autore, l’insegnamento di La Pira, oggi come allora, consiste in un modello di gestione pubblico-privato che persegua il bene comune, utilizzando tutti gli strumenti che la planologia, le scienze e l'intelligenza artificiale mettono a nostra disposizione. «Naturalmente nessuno ha una ricetta già pronta per risolvere le crisi e i problemi della società contemporanea – ha concluso Monaca - ma occorre che vi sia il coraggio di provare a cambiare, di trasformare l'attuale modello di sviluppo in uno più rispettoso dell'uomo e della natura, con l'aiuto dei ricercatori e degli scienziati per un futuro migliore».
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