A Marino, nei Castelli Romani, a premere il grilletto contro Annamaria Ascolese, insegnante impegnata contro la violenza sulle donne, è stato il marito, vicebrigadiere dei carabinieri che, subito dopo, si è suicidato. Era ossessionato dalla gelosia. La donna ora lotta tra la vita e la morte.
Gravissimo episodio anche a Pove del Grappa. Il metalmeccanico Gezim Alla, di 51 anni, ha ucciso a martellate la moglie, Durima Alla, di 39. Ha chiamato il 112 e si è costituito. All'episodio hanno assistito i figli della coppia, una ragazzina di 13 anni ed il fratellino di 9 che, terrorizzati, hanno telefonato ad una cugina per chiedere aiuto.
I bambini già in altre occasioni avevano dovuto assistere ai litigi dei genitori: la donna era esausta, voleva andarsene. Storie di violenza che causano altre vittime innocenti: i figli che saranno segnati per sempre dalle vicende subite da bambini.
Bruna Colacicco, autrice del libro memoir "Eppure Sono lieve" (Manni editore, 2019) affronta da anni il tema della violenza psicologica (quella più nascosta ed invisibile che si cela spesso tra le mura domestiche e spesso sfocia anche in episodi di sangue) e della violenza assistita, quella subita dai figli, bambini e ragazzi costretti ad "assistere" impotenti a ciò che accade in casa, in un crescere di violenze che purtroppo talvolta li priva addirittura della propria madre, uccisa per mano del partner.
Il nuovo "Codice Rosso" punisce severamente ogni tipo di violenza domestica e di genere. La crescente attenzione riservata al fenomeno della violenza assistita si è tradotta poi in un suo riconoscimento normativo che contempla fra l'altro la sospensione della responsabilità genitoriale anche nel caso in cui i maltrattamenti in famiglia coinvolgano solo "indirettamente" i figli.
«I minori - dice Bruna Colacicco - anche nei casi (infrequenti) in cui non sono oggetto diretto della violenza del maltrattatore, subiscono comunque gravissimi danni, che li segneranno per sempre. Assistere ripetutamente a episodi di violenza di un genitore sull'altro provoca nei bambini e nei ragazzi stress, paura, ansia. Ma anche frustrazione, rabbia e senso di colpa per il fatto di non essere in grado di difendere la madre. Le conseguenze sono gravissime: i bambini più piccoli possono presentare persino ritardo dell'accrescimento fisico e psicomotorio, i più grandi diventano tristi e ansiosi, si ritirano socialmente, faticano a frequentare la scuola con regolarità, a imparare, a rapportarsi con i loro coetanei e con gli adulti. Identificandosi in una delle due figure genitoriali, da adulti riproporranno nella loro nuova famiglia le stesse dinamiche della famiglia di origine, nei panni della vittima o del violento. La madre a volte trova nella sofferenza dei figli la ragione e la forza per provare a liberarsi da una situazione di grave abuso familiare. Spesso invece non riesce ad uscire dal vortice di una relazione sbagliata, da violenze talvolta fisiche, talvolta psicologiche, che la annientano. Saper riconoscere i segnali di una violenza spesso subdola e misconosciuta, come quella fatta di ricatti, critiche continue, minacce, divieti o sottomissione economica, è il primo passo indispensabile per reagire e chiedere aiuto. Questo è l'unico modo per salvare se stessi e i propri figli, per impedire che la violenza domestica si trasmetta dolorosamente da una generazione all'altra».
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