Gli aumenti del costo dell'energia elettrica rischiano di mandare al collasso decine di migliaia di aziende in Italia e in Sicilia. Il costo delle bollette, in un anno, si è triplicato o, in alcuni casi, quadruplicato. Migliaia di aziende, soprattutto piccole imprese, che non riusciranno a sostenere i costi, chiuderanno i battenti.
Lancia l'allarme Giovanni Leonardo Damigella. L'industriale del marmo si fa portavoce della sofferenza e del grido d'allarme che proviene da molti operatori economici. Secondo Damigella, gli aumenti sono ingiustificati e sono frutto di una speculazione. Nel vuoto della politica, che non ha assunto provvedimenti decisivi, Damigella chiede l'intervento della magistratura.
«Il prezzo del petrolio è in calo, pesa l'incertezza dell'economia mondiale e della Cina – afferma Damigella – il gas continua ad arrivare nonostante il conflitto in corso. Non ci sono motivazioni reali che possano spiegare l'ingiustificato aumento del costo dell'energia elettrica. Oltretutto, buona parte dell'energia elettrica viene prodotta dal fotovoltaico, dall'eolico, dall'idrico e dall'energia termica. I costi di produzione sono vicini allo zero. Inoltre si possono attivare le centrali ad olio combustibile, già esistenti e pronte ad entrare in funzione. Il governo sarebbe dovuto intervenire per frenare gli aumenti. Ma non è accaduto. In questo momento di crisi politica, in vista dell'appuntamento elettorale, non è alla politica che possiamo rivolgerci. Nel vuoto della politica, intervenga la magistratura».
Damigella richiama gli articoli 501 e 501 bis del Codice Penale che punisce le "manovre speculative su merci", in poche parole l'aggiotaggio. Quest'articolo, introdotto nel nostro Codice nel 1976, permette di perseguire "chiunque, nell'esercizio di qualsiasi attività produttiva o commerciale, compie manovre speculative ovvero occulta, accaparra o incetta materie prime, generi alimentari di largo consumo o prodotti di prima necessità, in modo da determinarne la rarefazione o il rincaro sul mercato interno".
«Credo - afferma Damigella - che le condotte speculative in atto da parte delle varie compagnie che, in qualche modo, fanno cartello, possano essere fermate grazie a queste norme, che prevedono l'arresto fino a 6 anni. Io mi auguro e auspico che la magistratura possa avviare l'azione penale, difendendo così i cittadini. Il legislatore fa riferimento a chi "adopera altri artifici atti a cagionare un aumento...". Vi rientrano quindi tutte le operazioni che in concreto destabilizzano il mercato».
Il rischio concreto, se non si interverrà per invertire la tendenza, è che molte aziende siano costrette a chiudere i battenti. «Migliaia di piccole aziende – continua Damigella - da qui a qualche mese potrebbero chiudere i battenti. La conseguenza sarebbe la perdita di milioni di posti di lavoro, con conseguenza mancanza di tanti prodotti sul mercato, rincari e inflazioni. Inoltre, se i clienti non potranno pagare le bollette, a loro volta, i rivenditori di energia elettrica non avranno gli introiti e rischieranno di fallire. I clienti, invece, passeranno al servizio di salvaguardia, con una penale di 30 centesimi in più rispetto alla media giornaliera del costo dell'energia.
Tutto questo non può essere consentito. Poche centinaia di persone si arricchiscono a dismisura e milioni rischiano la catastrofe. Mi auguro che anche Confindustria e le varie associazioni di categorie si sveglino dal lungo letargo e che si intraprenda una class action. Non fermare questa speculazione porterà la recessione e, di conseguenza, dei disordini sociali. È un rischio enorme che dobbiamo a tutti i costi scongiurare».
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